LE PAROLE DELL'ODIO E LE PAROLE DELLA PACE
La storia, quella di ciascuno di noi e quella dell'intera comunità
umana, è un intreccio di fatti, ma i fatti non nascono dal nulla ed è
indiscutibile che, nella narrazione dei fatti, le parole incidono in modo
significativo.
Non è necessario essere specialisti del linguaggio per rendersi conto di come
le parole di tutti i giorni siano diventate sempre più violente e aggressive.
La tossicità del linguaggio si è infiltrata nella comunicazione in modo subdolo
e spesso non ci si accorge neppure più della quantità di odio presente nel
parlare quotidiano: in famiglia, al lavoro, a scuola, per strada. Un'attenzione
particolare merita poi il linguaggio online e le innumerevoli pratiche
violente rese possibili dagli strumenti tecnologici.
‒ Se non la smetti di gridare ti ammazzo!
‒ Lei è un incompetente! Se potessi, la licenzierei subito!
‒ Quest'anno ti boccio, così non ti dovrò più sopportare in classe.
‒ Pezzo di m***a! Ti potesse schiacciare un camion...!
Parole deumanizzate e deumanizzanti.
Ma forse anche noi, senza rendercene conto, non solo ascoltiamo, ma talvolta
pronunciamo parole che feriscono, parole che creano divisione, parole che
"uccidono".
Se nulla possiamo sulle guerre che insanguinano il mondo, possiamo però
contribuire a rieducare il nostro linguaggio, perché non sia mai un veicolo di
odio, piuttosto uno strumento di dialogo e di pace.
Un tempo/spazio rassicurante e umano.
Un Possibile Ponte Pacificante.
* Scultura di Bruno Morelli, 1982.
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