spazio per comunicare riflessioni, esperienze, parole lette e dette... raccontare la bellezza, raccontarsi in semplicità, perché vivere è condividere.
02 settembre 2019
Attenzione all'ATTENZIONE!
17 agosto 2019
L'albero della speranza
Come in tutte le situazioni fortemente drammatiche, ciascuno si manifesta nella sua verità più profonda: chi pensa a portar via da casa quel che può, chi fugge, chi si dà da fare, come meglio riesce, escogitando strumenti e possibilità per salvare il salvabile: le proprie cose, certo, ma anche quelle della comunità. Giacché un bosco è una ricchezza per tutti. E lì a colpi di ramazza e di picconi per far tacere il fuoco, per spegnere i focolai, gettando acqua sulle radici degli alberi non ancora del tutto abbrustoliti.
° ° °
= = = = = = =
Tra i molti, un episodio mi ha scavato dentro e mi ha regalato un “bidoncino” di sapienza.
p.s. Ormai da parecchi anni non sono più fisicamente in grado di fare la scarpinata per andare a trovare l'alberello. Quando Francesco e famiglia - e amici, quando sono con noi - salgono sulla cima, li seguo con lo zoom della macchina fotografica, - dovrò ricomprare un binocolo! - e riprovo quell'intenso stupore di sempre, arricchito dalla bellezza della fedeltà.
Vivere è PRENDERSI CURA DI...
* L’alberello è stato piantato dopo l'incendio che ha devastato il Villaggio Montano nel 1994. Oggi ha ventiquattro anni e resiste al vento e alla solitudine, in attesa della visita annuale che continua a ricevere. La foto è di qualche giorno fa, 4 agosto 2019.
Oggi, nel venticinquesimo dell'incendio, ho aggiunto la foto dell'ultima visita della settimana scorsa, da me seguita con la macchina fotografica.
14 marzo 2019
SEMPRE IN CAMMINO MA NON DA SOLA
se non aiuta a vivere?Jean Sulivan
Attenzione al linguaggio: questo è stato ancora una volta il dinamismo dell'attività proposta, così come sperimentare la scrittura come strumento privilegiato per fare esperienza del peso delle parole e del ruolo che esse hanno nelle relazioni umane.
Ho scelto di applicare, in ambito di scrittura, l'importante insegnamento di Manifesta12 che, con il Giardino Planetario, ha risvegliato la memoria della più profonda identità della nostra città: uno straordinario e millenario spazio di incroci, intrecci e contaminazioni, verificando concretamente come, le connessioni, talvolta faticose perché imprevedibili, possano essere fonte di "visione" e di "creazione" di nuovi ed entusiasmanti percorsi.
Ho preparato un ebook sfogliabile con i venti testi che sono stati elaborati, ciascuno con un’immagine scelta da ciascuno degli autori, un segno concreto e condivisibile del nostro percorso, dove tutti coloro che lo hanno desiderato hanno avuto il loro spazio e la possibilità di essere protagonisti di una “scrittura partecipata”. Poco importa il risultato, ma è stata una sfida per abbattere l'individualismo, un pericoloso componente della scrittura e, visionando la raccolta, possiamo dire di aver vinto la scommessa e raggiunto l'obiettivo di un percorso insieme personale e condiviso.
Se il corso è stato un’esperienza positiva, questo si è realizzato grazie a ciascuno di voi, perché anche una brava guida, un’insegnante/insognante (pur con un’esperienza mezzo secolare 😊) ben poco può fare senza una classe attenta e diligente come la vostra.
Col corso abbiamo abbozzato l’inizio di un per-corso che, mi auguro, possa proseguire con altre e sempre nuove modalità.
Vi abbraccio, tutti e ciascuno, e vi ringrazio per avermi regalato questa nuova indimenticabile SCRITTENZA (scrittura-esperienza, per i non addetti ai lavori... 😊).
malb
01 febbraio 2019
È SEMPRE LA PRIMA VOLTA...
Primo incontro del nono corso di scrittura partecipata promosso da Partecipalermo. Risonanza di malb.
Entrai in quella che sarebbe stata titolata Aula Cocchiara per iniziare il mio primo corso all'Università esattamente mezzo secolo fa. Era fine gennaio 1969. Appena laureata, il mio prof e maestro, don Antonio Corsaro, mi "lanciò" in un'aula gremita per la mia prima lezione di lingua francese. Avevo 22 anni.
"Maria Antonietta, se non muori adesso, vorrà dire che sei immortale..."
Ero bloccata dalla timidezza e dalla paura e, anche se nessuno ci crede perché ormai ho imparato a convivere serenamente col mio modo di essere, è la stessa esperienza che rivivo ogni volta che inizio un nuovo corso. Certo adesso ho il vantaggio delle variegate avventure vissute nei contesti più diversi, conosco molto meglio le mie fragilità e le mie capacità, ma il tremore dinanzi all'ignoto, il balbettio interiore dinanzi al mistero dell'incontro con persone con cui poter instaurare nuove relazioni e condividere sogni e passioni, quelli sono rimasti immutati.
E allora? Per un’ecologia del linguaggio, necessaria per stabilire relazioni umane, per operare attivamente nel sociale e creare e abitare spazi solidali e salutari, occorre credere che la parola abbia un ruolo importante e che la scrittura possa aiutare ad accrescere il potenziale umano del singolo e l’impegno ad essere una presenza attiva ed incisiva nel proprio ambito.
Da questi convincimenti, nel desiderio di poter rendere un servizio utile, unendo passione ed esperienza, circa quattro anni fa, per l’Associazione Partecipalermo ho iniziato a organizzare dei corsi di scrittura creativa che, in itinere, si sono trasformati in corsi di scrittura partecipata.
Parole Per Partecipare.
Lasciare che altri ti leggano è insieme rischio e ricchezza; devi silenziare il tuo punto di vista ed imparare ad ascoltare l’altro, tenere in considerazione un parere differente dal tuo, perché l’altro ci conduce oltre noi, ci sospinge in uno spazio-mondo più ampio e si esce così dal proprio sterile stagno, si apre il recinto del proprio “orticello”…
È stata, ancora una volta, la prima volta!
08 gennaio 2019
SERMONE DELL'AGNOSTICO
sermone dell’agnostico
Immaginiamo che, per assurdo, nel giorno della festa di santa Teresa di Lisieux, uno di questi insopportabili chiacchieroni, al suo posto faccia salire sul pulpito un non credente, di media intelligenza.
° ° °
Devoti e devote, io non condivido la vostra fede, ma la storia della Chiesa, della vostra Chiesa, è forse più familiare a me che a voi. Io l’ho letta, ma mi pare che non ci siano molti parrocchiani che potrebbero dire altrettanto. Mi sbaglio? Gli interessati alzino la mano!
Fedeli, è bello che voi
lodiate i vostri santi. È giusto che voi vi rallegriate per loro.
Ma scusatemi! Non posso
credere che essi abbiano tanto sofferto e combattuto solo per permettervi di
fare delle belle feste. E feste, peraltro, che restano solo vostre, giacché
migliaia di poveri diavoli non hanno mai sentito parlare di questi eroi. E chi
non conosce i santi, permettetemi, non può proprio contare su di voi!
Noi, i non credenti, non
conosciamo i santi, ma, scusatemi, mi sembra che neppure voi li conosciate in
modo serio. Chi di voi sarebbe capace di scrivere venti righe sul suo Santo
protettore?
Prima restavo davvero
perplesso. Adesso purtroppo ho capito che voi non vi preoccupate di quel che
pensa la gente della mia specie. Anche i più devoti fra voi evitano ogni
discussione con noi che non crediamo, dicono, per timore di perdere la fede.
Ma scusatemi, che razza di
fede è questa? Questi mediocri per noi sono infelici perché ipocriti. E questo
ci procura tanta tristezza. Ed ecco una grande differenza tra noi e voi: voi
non vi interessate dei non credenti, ma i non credenti s’interessano
enormemente a voi.
Già noi ci interessiamo a
voi, ma rimaniamo proprio delusi!
Vi studiamo, vi scrutiamo e
che scopriamo? Molti fra voi agiscono per interesse; altri vivono una fede che
non cambia nulla nella loro vita.
Non c’è nulla di più
grottesco che vedervi parlare, come tutti, delle vicende di questo mondo. E la
vostra morale poi non differisce molto da quella comune.
Che mediocrità. E dove sta
l’eroismo? Léon Bloy affermava giustamente che un cristiano, se non è un eroe
non è che un porco.
Devoti e devote, devo
confessarvi che il vostro vocabolario ci fa sognare.
Per esempio, quel termine
misterioso: stato di grazia.
Quando uscite dal
confessionale siete in “stato di grazia”. Stato di grazia. E che vi devo dire?
Non si vede proprio. Noi continuiamo a chiederci: «Ma che ne fate della grazia di Dio? Ma dove diavolo la nascondete la vostra gioia?»
Sì è vero, noi, come gli uomini del Vecchio Testamento, abbiamo il nostro vitello, noi sogniamo un Messia carnale che si chiama Progresso, Scienza. Potete dire quello che volete, ma non potete affermare che siamo stati noi ad aver crocifisso il Salvatore.
Il deicidio non è un crimine
come gli altri ed esso è stato commesso proprio dalla classe dei sacerdoti più
in vista, con l’approvazione dell’alta borghesia e degli intellettuali del
tempo. Potete sghignazzare quanto vi pare, ma non sono stati i comunisti né gli
infedeli che hanno messo il Signore in croce.
E com’è che non vi stupite
che il Buon Dio abbia riservato le sue più dure maledizioni a dei personaggi
importanti, inappuntabili nei loro doveri, attentissimi osservatori del digiuno
e ben istruiti nella religione? Questa enormità non vi meraviglia?
Voi siete il sale della terra. E allora, se il mondo perde sapore, ma con chi volete che me la prenda? È davvero inutile che vi vantiate dei meriti dei vostri santi, giacché voi non siete che gli intendenti di questi beni.
Cristiani, siete voi che la liturgia della Messa dichiara partecipi della divinità, siete voi, uomini divini: dopo l’Ascensione del Cristo, siete quaggiù la sua persona visibile. Abbiate la coscienza di ammettere che non siete sempre riconoscibili al primo colpo.
Voi trovate queste mie osservazioni certamente fuori posto. Può darsi, ma hanno almeno il merito di essere semplici.
E certo la nostra amica
Teresa non si dispiacerà.
Ahimè! Non avete molto da
temere da me. Temete piuttosto quelli che vi giudicheranno, temete i fanciulli
innocenti. La sola decisione che vi resta da prendere è quella che vi propone
la santa: ritornate fanciulli, ritrovate lo spirito d’infanzia!
La società in cui vivete sembra
più complessa delle altre perché eccelle nel complicare i problemi, o almeno
nel presentarli in cento maniere diverse, il che le permette di inventare di
volta in volta soluzioni provvisorie, che, naturalmente, vengono presentate
come definitive.
Quanti sforzi per arrivare
ad una società che si pretende materialista e che non è più in grado né di
produrre né di vendere!
Cristiani che siete in
ascolto, sta qui il pericolo!
È davvero rischioso
subentrare ad una società che si è inabissata in un uragano di risate, perché
anche i frantumi saranno inutilizzabili. Voi dovrete ricostruire. E dovrete
ricostruire tutto davanti ai fanciulli. Ritornate dunque bambini. essi hanno
trovato il modo di armarsi e voi disarmerete la loro ironia solo a forza di
semplicità, di lealtà, di audacia. Voi li disarmerete solo a forza di eroismo.
Parlando così credo di non
tradire il pensiero di santa Teresa di Lisieux. Mi limito a interpretarlo.
Cerco di utilizzarlo in termini umani, di applicarlo alle vicende di questo
mondo. Lei ha predicato lo spirito d’infanzia.
I santi si rivolgono a voi,
vi hanno indicato una strada. Ma quanti li seguono?
Molti fra voi cristiani somigliate a quei leggendari soldati italiani che aspettavano l’ora dell’assalto. All’improvviso il colonnello sguaina la sciabola, scavalca il parapetto, si mette a correre da solo in mezzo al fuoco di sbarramento gridando: «Avanti! Avanti! Avanti!», mentre i suoi soldati, sempre rannicchiati nel fondo della trincea, elettrizzati da tanto coraggio, battono energicamente le mani, con le lacrime agli occhi: «Bravo! Bravo! Bravo!» E restano dove sono! E come sono…
Il messaggio di santa Teresa rivela un carattere tragicamente urgente. Vi viene offerta un’ultima possibilità: “Siete capaci di ringiovanire il mondo, sì o no? Il Vangelo è sempre giovane, siete voi che siete vecchi!”
Voi la vostra fede non
l’avete vissuta e allora essa è diventata astratta, è come disincarnata. Forse
è in questa disincarnazione del Verbo la sorgente delle nostre disgrazie.
Molti fra voi si servono
delle verità del Vangelo come di un tema iniziale, da cui traggono una sorta di
orchestrazione ispirata dalla logica di questo mondo. Nella pretesa di
giustificare le verità evangeliche dinanzi ai Politici, non vi viene il timore
di renderle inaccessibili ai Semplici?
Giovanna d’Arco non era che
una santa, eppure si è messa in tasca i dottori dell’università di Parigi.
E se lasciaste la parola al
Bambino Gesù?
Quando i potenti di questo
mondo vi pongono domande insidiose su un mucchio di complicatissimi problemi: e
la guerra, e il rispetto dei trattati e l’organizzazione capitalista, etc. etc.
non vi vergognate di confessare che siete troppo stupidi per rispondere, e che
il Vangelo risponderà al posto vostro. Allora forse la Parola divina compirà il
miracolo di riunire tutti gli uomini di buona volontà.
Certo, è paradossale per noi
sperare nel miracolo. Ma, consentite, non è ancora più paradossale aspettarcelo
da voi?
Devoti e devote, mi spiace
di non potervi benedire, essendo non credente. Ma ho comunque l’onore di
salutarvi. Io non pretendo di interpretare il Vangelo, ma supplico voi
cristiani di viverlo pienamente, secondo la vostra fede, secondo la fede della
vostra Chiesa.
Sì, ve ne prego, vivete il
Vangelo!
° ° °
Nota
Il testo riportato è tratto da Les Grands Cimetières sous la lune e da me tradotto.
«Ho deciso di scrivere tutto quel che penso sulla storia che vivo per tutti quei piccoli Bernanos sconosciuti che devono esistere da qualche parte, in luoghi diversi, e che non si conoscono. Forse così li rivelerò a se stessi».
(lettera del 3 novembre 1936)