sermone dell’agnostico
Immaginiamo che, per assurdo, nel giorno della festa di santa Teresa di Lisieux, uno di questi insopportabili chiacchieroni, al suo posto faccia salire sul pulpito un non credente, di media intelligenza.
° ° °
Devoti e devote, io non condivido la vostra fede, ma la storia della Chiesa, della vostra Chiesa, è forse più familiare a me che a voi. Io l’ho letta, ma mi pare che non ci siano molti parrocchiani che potrebbero dire altrettanto. Mi sbaglio? Gli interessati alzino la mano!
Fedeli, è bello che voi
lodiate i vostri santi. È giusto che voi vi rallegriate per loro.
Ma scusatemi! Non posso
credere che essi abbiano tanto sofferto e combattuto solo per permettervi di
fare delle belle feste. E feste, peraltro, che restano solo vostre, giacché
migliaia di poveri diavoli non hanno mai sentito parlare di questi eroi. E chi
non conosce i santi, permettetemi, non può proprio contare su di voi!
Noi, i non credenti, non
conosciamo i santi, ma, scusatemi, mi sembra che neppure voi li conosciate in
modo serio. Chi di voi sarebbe capace di scrivere venti righe sul suo Santo
protettore?
Prima restavo davvero
perplesso. Adesso purtroppo ho capito che voi non vi preoccupate di quel che
pensa la gente della mia specie. Anche i più devoti fra voi evitano ogni
discussione con noi che non crediamo, dicono, per timore di perdere la fede.
Ma scusatemi, che razza di
fede è questa? Questi mediocri per noi sono infelici perché ipocriti. E questo
ci procura tanta tristezza. Ed ecco una grande differenza tra noi e voi: voi
non vi interessate dei non credenti, ma i non credenti s’interessano
enormemente a voi.
Già noi ci interessiamo a
voi, ma rimaniamo proprio delusi!
Vi studiamo, vi scrutiamo e
che scopriamo? Molti fra voi agiscono per interesse; altri vivono una fede che
non cambia nulla nella loro vita.
Non c’è nulla di più
grottesco che vedervi parlare, come tutti, delle vicende di questo mondo. E la
vostra morale poi non differisce molto da quella comune.
Che mediocrità. E dove sta
l’eroismo? Léon Bloy affermava giustamente che un cristiano, se non è un eroe
non è che un porco.
Devoti e devote, devo
confessarvi che il vostro vocabolario ci fa sognare.
Per esempio, quel termine
misterioso: stato di grazia.
Quando uscite dal
confessionale siete in “stato di grazia”. Stato di grazia. E che vi devo dire?
Non si vede proprio. Noi continuiamo a chiederci: «Ma che ne fate della grazia di Dio? Ma dove diavolo la nascondete la vostra gioia?»
Sì è vero, noi, come gli uomini del Vecchio Testamento, abbiamo il nostro vitello, noi sogniamo un Messia carnale che si chiama Progresso, Scienza. Potete dire quello che volete, ma non potete affermare che siamo stati noi ad aver crocifisso il Salvatore.
Il deicidio non è un crimine
come gli altri ed esso è stato commesso proprio dalla classe dei sacerdoti più
in vista, con l’approvazione dell’alta borghesia e degli intellettuali del
tempo. Potete sghignazzare quanto vi pare, ma non sono stati i comunisti né gli
infedeli che hanno messo il Signore in croce.
E com’è che non vi stupite
che il Buon Dio abbia riservato le sue più dure maledizioni a dei personaggi
importanti, inappuntabili nei loro doveri, attentissimi osservatori del digiuno
e ben istruiti nella religione? Questa enormità non vi meraviglia?
Voi siete il sale della terra. E allora, se il mondo perde sapore, ma con chi volete che me la prenda? È davvero inutile che vi vantiate dei meriti dei vostri santi, giacché voi non siete che gli intendenti di questi beni.
Cristiani, siete voi che la liturgia della Messa dichiara partecipi della divinità, siete voi, uomini divini: dopo l’Ascensione del Cristo, siete quaggiù la sua persona visibile. Abbiate la coscienza di ammettere che non siete sempre riconoscibili al primo colpo.
Voi trovate queste mie osservazioni certamente fuori posto. Può darsi, ma hanno almeno il merito di essere semplici.
E certo la nostra amica
Teresa non si dispiacerà.
Ahimè! Non avete molto da
temere da me. Temete piuttosto quelli che vi giudicheranno, temete i fanciulli
innocenti. La sola decisione che vi resta da prendere è quella che vi propone
la santa: ritornate fanciulli, ritrovate lo spirito d’infanzia!
La società in cui vivete sembra
più complessa delle altre perché eccelle nel complicare i problemi, o almeno
nel presentarli in cento maniere diverse, il che le permette di inventare di
volta in volta soluzioni provvisorie, che, naturalmente, vengono presentate
come definitive.
Quanti sforzi per arrivare
ad una società che si pretende materialista e che non è più in grado né di
produrre né di vendere!
Cristiani che siete in
ascolto, sta qui il pericolo!
È davvero rischioso
subentrare ad una società che si è inabissata in un uragano di risate, perché
anche i frantumi saranno inutilizzabili. Voi dovrete ricostruire. E dovrete
ricostruire tutto davanti ai fanciulli. Ritornate dunque bambini. essi hanno
trovato il modo di armarsi e voi disarmerete la loro ironia solo a forza di
semplicità, di lealtà, di audacia. Voi li disarmerete solo a forza di eroismo.
Parlando così credo di non
tradire il pensiero di santa Teresa di Lisieux. Mi limito a interpretarlo.
Cerco di utilizzarlo in termini umani, di applicarlo alle vicende di questo
mondo. Lei ha predicato lo spirito d’infanzia.
I santi si rivolgono a voi,
vi hanno indicato una strada. Ma quanti li seguono?
Molti fra voi cristiani somigliate a quei leggendari soldati italiani che aspettavano l’ora dell’assalto. All’improvviso il colonnello sguaina la sciabola, scavalca il parapetto, si mette a correre da solo in mezzo al fuoco di sbarramento gridando: «Avanti! Avanti! Avanti!», mentre i suoi soldati, sempre rannicchiati nel fondo della trincea, elettrizzati da tanto coraggio, battono energicamente le mani, con le lacrime agli occhi: «Bravo! Bravo! Bravo!» E restano dove sono! E come sono…
Il messaggio di santa Teresa rivela un carattere tragicamente urgente. Vi viene offerta un’ultima possibilità: “Siete capaci di ringiovanire il mondo, sì o no? Il Vangelo è sempre giovane, siete voi che siete vecchi!”
Voi la vostra fede non
l’avete vissuta e allora essa è diventata astratta, è come disincarnata. Forse
è in questa disincarnazione del Verbo la sorgente delle nostre disgrazie.
Molti fra voi si servono
delle verità del Vangelo come di un tema iniziale, da cui traggono una sorta di
orchestrazione ispirata dalla logica di questo mondo. Nella pretesa di
giustificare le verità evangeliche dinanzi ai Politici, non vi viene il timore
di renderle inaccessibili ai Semplici?
Giovanna d’Arco non era che
una santa, eppure si è messa in tasca i dottori dell’università di Parigi.
E se lasciaste la parola al
Bambino Gesù?
Quando i potenti di questo
mondo vi pongono domande insidiose su un mucchio di complicatissimi problemi: e
la guerra, e il rispetto dei trattati e l’organizzazione capitalista, etc. etc.
non vi vergognate di confessare che siete troppo stupidi per rispondere, e che
il Vangelo risponderà al posto vostro. Allora forse la Parola divina compirà il
miracolo di riunire tutti gli uomini di buona volontà.
Certo, è paradossale per noi
sperare nel miracolo. Ma, consentite, non è ancora più paradossale aspettarcelo
da voi?
Devoti e devote, mi spiace
di non potervi benedire, essendo non credente. Ma ho comunque l’onore di
salutarvi. Io non pretendo di interpretare il Vangelo, ma supplico voi
cristiani di viverlo pienamente, secondo la vostra fede, secondo la fede della
vostra Chiesa.
Sì, ve ne prego, vivete il
Vangelo!
° ° °
Nota
Il testo riportato è tratto da Les Grands Cimetières sous la lune e da me tradotto.
«Ho deciso di scrivere tutto quel che penso sulla storia che vivo per tutti quei piccoli Bernanos sconosciuti che devono esistere da qualche parte, in luoghi diversi, e che non si conoscono. Forse così li rivelerò a se stessi».
(lettera del 3 novembre 1936)