Primo incontro del nono corso di scrittura partecipata promosso da Partecipalermo. Risonanza di malb.
Entrai in quella che sarebbe stata titolata Aula Cocchiara per iniziare il mio primo corso all'Università esattamente mezzo secolo fa. Era fine gennaio 1969. Appena laureata, il mio prof e maestro, don Antonio Corsaro, mi "lanciò" in un'aula gremita per la mia prima lezione di lingua francese. Avevo 22 anni.
Ricordo quell'istante con tutti i suoi dettagli, nonostante i decenni trascorsi e le mille esperienze vissute. Dentro di me, in un silenzio assordante, il mio urlo interiore più o meno sillabava:
"Maria Antonietta, se non muori adesso, vorrà dire che sei immortale..."
"Maria Antonietta, se non muori adesso, vorrà dire che sei immortale..."
Ero bloccata dalla timidezza e dalla paura e, anche se nessuno ci crede perché ormai ho imparato a convivere serenamente col mio modo di essere, è la stessa esperienza che rivivo ogni volta che inizio un nuovo corso. Certo adesso ho il vantaggio delle variegate avventure vissute nei contesti più diversi, conosco molto meglio le mie fragilità e le mie capacità, ma il tremore dinanzi all'ignoto, il balbettio interiore dinanzi al mistero dell'incontro con persone con cui poter instaurare nuove relazioni e condividere sogni e passioni, quelli sono rimasti immutati.
Quell'Io sono responsabile della mia rosa non cessa di stimolare la mia coscienza ogni volta che incontro una persona nuova, ogni volta che inizio un nuovo percorso. Un incontro profondo può cambiare qualcosa, tanto, talvolta anche tutta la nostra vita e ciascuno di noi è responsabile delle persone che incontra, delle parole che dice e ancor di più di quelle che scrive.
~ ~ ~
La parola crea. La parola uccide.
In queste due affermazioni sono contenute le innumerevoli definizioni della parola che ne illustrano il ruolo poliedrico che essa ha da sempre avuto in ambito
individuale e sociale.
La
parola crea ponti e/o muri.
La parola accarezza e/o violenta.
E noi, più o meno consapevolmente, siamo le nostre parole, siamo
intimamente connessi col nostro modo di comunicare.
Viviamo in un contesto in cui è
ormai evidente - quasi a tutti - che il linguaggio è stato mercificato e
utilizzato per fini che spesso nulla hanno a che fare con l’identità originaria
della parola, che è quella di stabilire comunicazione, intessere relazioni,
intrecciare legami, creare uno spazio/tempo per un vero dialogo, essenziale per
qualsiasi forma di partecipazione.
Linguaggio abusato il nostro,
violato, svuotato di umanità.
E allora? Per un’ecologia del linguaggio, necessaria per stabilire relazioni umane, per operare attivamente nel sociale e creare e abitare spazi solidali e salutari, occorre credere che la parola abbia un ruolo importante e che la scrittura possa aiutare ad accrescere il potenziale umano del singolo e l’impegno ad essere una presenza attiva ed incisiva nel proprio ambito.
E allora? Per un’ecologia del linguaggio, necessaria per stabilire relazioni umane, per operare attivamente nel sociale e creare e abitare spazi solidali e salutari, occorre credere che la parola abbia un ruolo importante e che la scrittura possa aiutare ad accrescere il potenziale umano del singolo e l’impegno ad essere una presenza attiva ed incisiva nel proprio ambito.
Ben
affermava Gianmario Lucini: “La Poesia è
intervento”, volendo precisare che scrivere, comporre versi, sviluppare
l’immaginario non è - anche se spesso corre il
rischio di esserlo – un passatempo per sfaccendati. Un igiene delle parole, un’attenzione
nella ricerca dell’espressione corretta, chiara, semplice ma efficace, è un
percorso di crescita personale da non trascurare, che certamente avrà le sue
ricadute positive.
Da questi convincimenti, nel desiderio di poter rendere un servizio utile, unendo passione ed esperienza, circa quattro anni fa, per l’Associazione Partecipalermo ho iniziato a organizzare dei corsi di scrittura creativa che, in itinere, si sono trasformati in corsi di scrittura partecipata.
Al
corso di “scrittura partecipata”, parole sorridenti, ossia?
Ossia
parole che si aprono, parole inclusive
che hanno una profondità: qualcosa da comunicare e qualcosa da accogliere, come
il nostro volto quando sorride per incontrare uno sguardo amicale. E non perché
si è ingenuamente “ottimisti”, né perché si voglia affermare irresponsabilmente
che tutto vada sempre bene… ci sono
anche i sorrisi amari.
Parole
sorridenti e propositive;
parole che sollecitano impegno e
scavo nel profondo;
parole concrete e creative
insieme perché, per essere umane, le
parole devono essere “pesanti”, ossia cariche di vita, di
assunzione di responsabilità e insieme devono essere“leggere”.
Leggere
e trasparenti, non stagnanti, ma in movimento,
“frecce verso un’altra riva”. (Jean Sulivan)
Parole che si pongono in attesa di altre parole, parole per prendere parte ad
un testo più ampio della pagina del proprio diario.
Parole, come tasselli di un
mosaico unico da comporre insieme ad altri.
Parole Per Partecipare.
Parole Per Partecipare.
Parole
autentiche, parole vere, non nel senso che pretendono di annunciare la verità,
piuttosto che rispondono alla loro identità profonda, che è quella di comunicare, di essere uno strumento
capace di stabilire relazioni, di
sollecitare confronti costruttivi, legami profondi, partecipazione attiva.
Otto
i corsi di scrittura che promossi dall'Associazione Partecipalermo ho finora organizzato per la città, a partire dal 14 ottobre 2014. Prima di cominciare
l’esperienza, gli iscritti non si conoscevano tra loro, diversi per età,
cultura, percorsi di vita. Attraverso gli incontri settimanali, ma non solo (ci
siamo infatti serviti di gruppi facebook per continuare a condividere le nostre
scritture e letture oltre i laboratori, necessariamente a termine), i
partecipanti hanno fatto gruppo, si sono ritrovati nella comune passione per la
scrittura, hanno condiviso le loro personali esperienze di lettura e sono nate
nuove relazioni tra le persone, quattro libri, tanti pomeriggi insieme e il desiderio di proseguire.
Certo, pensare
a dei palermitani che sono contenti di sentirsi correggere e che chiedono ai
“compagni di scrittura” un consiglio o addirittura un giudizio, è
alquanto bizzarro… “Ti piace? cosa
aggiusteresti? ma quel che ho scritto è chiaro? così va meglio?”
Lasciare che altri ti leggano è insieme rischio e ricchezza; devi silenziare il tuo punto di vista ed imparare ad ascoltare l’altro, tenere in considerazione un parere differente dal tuo, perché l’altro ci conduce oltre noi, ci sospinge in uno spazio-mondo più ampio e si esce così dal proprio sterile stagno, si apre il recinto del proprio “orticello”…
Lasciare che altri ti leggano è insieme rischio e ricchezza; devi silenziare il tuo punto di vista ed imparare ad ascoltare l’altro, tenere in considerazione un parere differente dal tuo, perché l’altro ci conduce oltre noi, ci sospinge in uno spazio-mondo più ampio e si esce così dal proprio sterile stagno, si apre il recinto del proprio “orticello”…
Durante questi laboratori, l’obiettivo
formale non si è imposto come unico, ma si è cercato di coniugarlo con un meccanismo di
superamento dell’io solipsistico, che è già un fattore di crescita umana e sociale, capace
di dilatare la personale dimensione partecipativa, presente in ciascuno, ma
inaridita, soffocata da molte paure e troppe delusioni.
Probabilmente,
da solo, nessuno di noi avrebbe pubblicato nulla e le sue parole sarebbero
rimaste mute. Con il percorso di “scrittura partecipata” oltre alla cura del proprio linguaggio, all'attenzione consapevole al ruolo delle parole per intessere relazioni e operarare nel contesto in cui ciascuno vive, si è parimenti sviluppato un accresciuto interesse per la conoscenza della nostra bella Palermo, perché sia sempre più somigliante a quello che pare sia stato il suo originario
nome fenicio “ZYZ” = Fiore. Mi piace
notare il tratto palindromico del termine, che pure “al contrario” sempre zyz
rimane!
La "scrittura partecipata", così come l'ho proposta nei gruppi e verificando i risultati è un'ulteriore conferma che ogni
ambito può e dovrebbe essere sempre dilatato verso un “oltre”: la letteratura, nella sua duplice dimensione di lettura e
di scrittura può aiutarci ad essere più umani, più sorridenti e a rendere più
bella la nostra città.
«À quoi donc peut servir la littérature, si elle n'aide pas à vivre?» (Jean Sulivan)
~ ~ ~
Mercoledì 30 marzo, ho iniziato il nono per-corso di scrittura, ho varcato la soglia della Biblioteca, con timore e tremore, con entusiasmo e passione, pronta a rischiare e a sperimentare una nuova avventura. Timore, fatica, stupore, mistero... come per un parto.
È stata, ancora una volta, la prima volta!
È stata, ancora una volta, la prima volta!