19 settembre 2025

Presentazione del libro: insognare.malb@voila.fr Relatore: Nino Barraco

 

Presentazione del libro: insognare.malb@voila.fr

Relatore: Nino Barraco

 





 

Carissimi, non capita tutti i giorni. 
I nostri giorni ripetuti, banalizzati, spesso sciupati.
È così che raccolgo la novità di questo incontro e
vi dico grazie. Un grande grazie.
Grazie a tutti voi per avermi voluto.
Grazie per l'amabilissima amicizia di Maria Antonietta.
 
1 - Sì, un giorno eravamo bambini.
Questo circuito di sangue, di fantasia, di futuro.
Poi ci hanno detto che dovevamo crescere, dovevamo diventare grandi, dovevamo abbandonare i sogni. È stato un giorno maledetto.
E così abbiamo, anche noi, contribuito a saccheggiare, a uccidere,
a corrompere il mondo.
Dice Montale: «Abbiamo fatto del nostro meglio
per peggiorare il mondo
».
Oggi, ci ritroviamo orfani.
Orfani di un sogno, di una utopia, di una speranza,
di una bellezza.
 
A me pare che sia proprio qui il senso, il significato di questo incontro.
Il recupero, la riappropriazione dell'utopia, dell'impossibile, della bellezza,
della voglia del sogno.
Scriveva meravigliosamente David Maria Turoldo:
«Vogliamo ancora profeti, a rompere le nuove catene,
in questo infinito Egitto del mondo,
oceano di gemito e pianto di schiavi
sotto imperiosi terrori.
..".
Sì, penso che sia qui, in questo grido profetico, in questo stupore,
in questa provocazione di un "oltre",
il significato del nostro ritrovarci insieme.
Oltre. Oltre i carri dei Faraoni.
Oltre il potere, l'orrore, il consumismo.
Oltre questo tempo, disperato e disperante, di
uomini crudeli e angosciati. La crudeltà e l'angoscia
sembrano essere le coordinate di questo tempo.
 
2 - "Vogliamo profeti...". E c'è, qui, un libro scritto in nome e per conto di un sogno.
In nome e per conto di uno "scandalo".

Lo scandalo lasciatemi dire così di una
docente (40 anni di insegnamento universitario),
una docente che non ha fatto mai "cattedra".
No, non ha fatto mai cattedra.
Ha fatto tenda, ha fatto strada, cammino di attese radicali, incontro di evidenze invisibili.
Una in/sognante, alla ricerca di altri sognatori,
di giovani, di una scuola, di una comunità,
disponibile a frequentare l'essere, lo stupore.
No, Maria Antonietta non ha fatto cattedra, non ha fatto lezioni.
Ha fatto "la lezione", che è una cosa diversa.
È riuscita, cioè, a sconvolgere le pretese nozionistiche, cosistiche, del sapere, gli schemi, formali, asettici, dell'insegnamento, le algebre delle lezioni.
La sua è stata la lezione, la "lectio magistralis",
la lezione dell'essere.
Con alcuni amici scrittori Bernanos, Ionesco,
Péguy, Raissa Maritain, Sulivan... ha saputo caricare la "lezione" di sorpresa, di suggestione, di innamoramento.
Innamoramento, mi pare che sia la parola giusta. Come ricerca "insieme", di una realtà vergine, di una storia d'infanzia, di una favola da condividere insieme.
Insieme. Con i suoi ragazzi, con la sua Compagnia universitaria esperienza stupenda, meravigliosa, realtà singolare, geniale, di questo stare
insieme insieme con i suoi "universi/tanti", questi tanti mondi, 
tanti universi dei giovani.
 
3  Insieme. Merito, certamente, di Maria Antonietta, ma merito anche vostro, di tutti voi che avete scritto questo libro, che date felicità a questo libro.
Quarant'anni di insegnamento... e Maria Antonietta racconta, ricorda, sorride.
Nel modo suo, singolare, originalissimo, stravagante (!), vero, unico.
Inventando una prima introduzione, una seconda introduzione, una terza introduzione...
Scrive, percorrendo sentieri, iniziative, progetti, speranze, corrompendo (posso dire così?) le parole, sorridendo di se stessa, giocando addirittura con taluni passaggi di sofferenza, regalando allegria.
Tutto il libro è stato pensato, voluto, immaginato per dare un sorriso.
Un incontro-festa, bene introdotto dall'invito,
in cui la grafica esprime bellamente l'anima. 
Un incontro-festa, così bene suggestionato dalla non-presentazione, 
questo gustosissimo "capolettera" di una congiura, di una invenzione d'amore.
 
4 - Monologhi, duetti, video, scherzi, diplomi, canti,
tutta una prima parte di questo pomeriggio insieme.
Personaggi, nomi, autori, da elogiare.
Tutto, frutto, dicevo, di una congiura, di una invenzione,
di una complicità di amore.
Responsabili tutti. Un percorso alla identificazione del soggetto, dell'indagata. C'è una battuta dell'investigatore privato quasi soddisfatto:
"Non vorresti negare che hai avuto una professoressa sui generis?". E la testimone: "No, no, non lo nego, anzi, lo grido e lo affermo con orgoglio e... per fortuna".
Le tante testimonianze del libro:
didattica di una presenza amica, capace di guardare in profondità, disponibile al dialogo;
ha saputo annunciare la pienezza del tempo,la poesia dell'esistenza, ha impreziosito stracci d'anima.
5 - Concludo con il ricordo di un pomeriggio pungente, invernale, citato nel libro.
La lezione della prof. che inizia così:
"scrivere per informare
scrivere per ricordare
scrivere per capire, per capirsi
scrivere per vivere
".
Scrivere per vivere... è l'insieme di tutto il libro, è la poesia di tutto il libro, è il futuro di tutto il libro.
Un libro come danza di ricordi, di musica, di immagini, per riappropriarci del sogno, per rifarci il sangue, per volare alto.
Nel rimando inesausto di un "altrove".
Lo dico a margine. Siamo in tanti
scrivere per ricordare
scrivere per capire, per capirsi
scrivere per vivere".
Scrivere per vivere... è l'insieme di tutto il libro, è la poesia di tutto il libro, è il futuro di tutto il libro.
Un libro come danza di ricordi, di musica, di immagini, per riappropriarci del sogno, per rifarci il sangue, per volare alto. 
Nel rimando inesausto di un "altrove".
Lo dico a margine. Siamo in tanti a 
scrivere per ricordare, 
scrivere per capire, 
per capirsi, 
scrivere per vivere".
Scrivere per vivere... è l'insieme di tutto il libro, è la poesia di tutto il libro,
è il futuro di tutto il libro.
Un libro come danza di ricordi, di musica, di immagini,
per riappropriarci del sogno, per rifarci il sangue, per volare alto.
Nel rimando inesausto di un "altrove".
Lo dico a margine. Siamo in tanti con grande rispetto della doverosa laicità di questo luogo ‒ siamo in tanti, penso, a credere nel paradiso.
Ebbene, non si va in paradiso se non si è poeti (poesia non è fare versi), 
se non si crede in questo "oltre", se non si pensa, se non si vuole, 
se non si sogna un giorno che non è mai esistito.
Sognare, pagare i sogni. Sognare non è alibi.
È concretezza, è sangue, è operazione estrema.
È confronto con la città, con i problemi, con le grandi questioni del mondo.
Sognare è essere attuali nel tempo, storicamente impegnati, e, però, essere inattuali, testimoni delle cose future, poeti che credono, che annunziano l'impossibile.
Non possiamo rassegnarci al costituito, all'evidente. Essere del proprio tempo è esattamente il contrario. È essere contro il proprio tempo.
Capaci di sognare quello che non c'è, di credere che ci sarà.
È il nostro paradosso. Veniamo dal futuro. È il futuro che ci spiega.
Siamo i figli dell'Apocalisse, non della Genesi.
I figli del sogno. 
Lasciarci costringere dal sogno, reinventare noi stessi nel sogno. 
Nella vertenza del sogno, nel metodo del sogno, nella forza del sogno. 
Sperare, lottare, volere un rapporto felice con la vita, 
un patto nuziale di libertà, di amore, con la storia, con la bellezza, con il futuro.
 
6 - Sì, sappiate sognare! Il futuro è nelle mani di
coloro che sapranno sognare.
Che sapranno - è stato cantato agli inizi - che
sapranno "insegnare a tutti la magia della vita".
Grazie, siate felici!